L’artrosi dell’anca può avere una origine su base congenita o può essere acquisita nell’arco della vita, sulla base di predisposizioni individuali e ambientali.

Consiste in una usura precoce delle cartilagini che rivestono le teste femorali e la nicchia (cavità acetabolare) del bacino dove sono inserite. L’artrosi dell’anca può manifestarsi sia in età adolescenziale, che in età adulta anche avanzata, con progressione sempre graduale e velocità di alterazione variabile da persona a persona. Tende ad insorgere maggiormente nelle donne.

Le teste femorali del bacino perdono lo spessore del loro rivestimento cartilagineo, con perdita della funzione di scorrimento e scivolamento dell’osso femorale sul bacino, per poi deformarsi con attriti ed impedimenti del movimento.

In alcune persone non sono presenti sintomi ma solo riduzioni della libertà di movimento dell’anca, in altre può essere già presente dolore ed infiammazione sia delle cartilagini e dell’osso sottostante, che dei tessuti molli e connettivali della capsula articolare, anche in assenza di alterazioni radiologiche e del movimento.

Continua a leggere l’articolo del Dottor Mario Vernetti Prot dedicato all’artrosi dell’Anca.

I sintomi dell’artrosi dell’anca.

Alcuni pazienti si accorgono di non riuscire più ad infilarsi i calzini, o non possono più piegarsi in avanti pienamente per raccogliere un oggetto a terra, non riescono ad accosciarsi.

Altri notano dolore al risveglio dopo un riposo prolungato, che migliora con la ripresa della deambulazione.

In alcuni si manifestano dolori nevralgici sul gluteo posteriore, che possono essere confusi con la sciatica.

In altri il dolore è al fianco, sulla prominenza ossea chiamata trocantere.

Altri ancora hanno solo un dolore inguinale che può impedire di stare pienamente in posizione eretta in piedi. Il dolore inguinale può estendersi fino alla coscia superiore ed interna, così come fino al ginocchio, simulando anche un problema di quest’ultimo.

Alcuni o tutti i suddetti sintomi possono presentarsi contemporaneamente.

Quando i muscoli psoas profondi, che vanno dalla bassa colonna vertebrale alla porzione alta anteriore del femore, sono coinvolti da una infiammazione della borsa degli psoas (la più grande del nostro organismo), si può avere una impossibilità completa alla deambulazione, così come la presenza di dolori lombari ed inguinali intensi, che non variano cambiando posizione.

I dolori scatenati dalla infiammazione di notte sono molto più avvertibili, perché il cervello ha una capacità di percezione notturna assai più elevata che di giorno e perché il sangue in posizione ferma e sdraiata ristagna maggiormente, aumentando la pressione sui nervi locali, come per esempio il nervo femorale.

Le cause

La prima delle cause congenite dell’artrosi dell’anca è la displasia: il o la bambina alla nascita presentano la o le teste femorali non ben coperte dal cosidetto “tetto” dell’acetabolo, cioè nella stazione eretta il bacino non appoggia pienamente sui femori, ma soltanto parzialmente, determinando una pressione anomala con instabilità della stessa articolazione. Nei casi più gravi questo comporta la risalita e fuoriuscita della testa femorale dalla sede dell’acetabolo. Nei casi meno gravi comporta un aggravio di carichi da peso e sollecitazioni su una minore superficie articolare. Nel tempo per questo sarà inevitabile la degenerazione artrosica dell’anca.

Altre displasie congenite riguardano la forma del collo del femore, con angoli e curve che ne determinano un funzionamento anomalo, ipersollecitazioni su alcune porzioni sia del collo femorale che dell’acetabolo: queste conducono quasi sempre all’artrosi dell’anca, con comparsa più o meno precoce nel tempo.

Un’altra causa della coxartrosi è la asimmetria di lunghezza delle gambe, più o meno accompagnata da asimmetria del bacino.

Vi sono anche cause congenite connesse ad una lassità dei legamenti oppure ipertono dei legamenti, con instabilità articolare oppure iperpressione articolare di fondo. Alcune alterazioni artrosiche dell’anca sono indotte da difetti metabolici e genetici, assai meno frequenti, che qui non citeremo.

I traumatismi ripetitivi o anche la evoluzione di lesioni da traumi diretti sulla articolazione dell’anca possono condurre la stessa a degenerarsi.

Il sovrappeso e l’obesità possono contribuire ad incrementare il carico sulle anche ed accentuano significativamente tutte le altre condizioni predisponenti.

La diagnosi dell’artrosi dell’anca.

La valutazione dei gradi di movimento della gamba sul bacino consente di individuare rapidamente tutti segni di una artrosi all’anca. Il dolore di per sè non significa che sia presente una artrosi dell’anca, piuttosto una artrite (infiammazione articolare) della stessa.

I dolori all’anca posteriore o laterale o verso l’inguine e la coscia superiore possono anche essere causati dai problemi addominali bassi, ginecologici, vertebrali, muscolari, borsiti ed altro. Per questo è molto importante una diagnosi di precisione

Il segno in assoluto che si presenta nel 90% delle persone, anche in fase del tutto iniziale ed in assenza di segni nevralgici, è la riduzione della capacità di intra-ruotare la coscia rispetto al bacino: sia da flessa che non. In un 10% invece si riscontra la riduzione della capacità di extra-ruotare la coscia sul bacino. In fase più avanzata diventa pure difficile e doloroso addurre in flessione la coscia sul bacino.

Per la prevenzione precoce della coxartrosi basterebbe fare la verifica di questi movimenti fin dall’adolescenza un solo minuto l’anno!

La diagnosi radiologica con la semplice RX in posizione eretta (sotto carico) ed in proiezione “assiale” (sdraiati, gambe a “rana”) mostra in fase già avanzata una riduzione dello spazio tra la testa del femore e l’acetabolo sopra di esso. Possono essere presenti calcificazioni dei bordi articolari (“osteofiti”) e zone di lacuna ossea (“cisti” o “geodi”) nella testa femorale o nell’osso acetabolare.

In fase molto avanzata la testa del femore si deforma, mostrando un profilo irregolare e schiacciato, senza più spazio tra acetabolo e femore (“bone-on-bone”). La diagnosi radiologica con RX può arrivare già ben in ritardo rispetto alle possibilità di un precoce recupero e reintegro funzionale.

La diagnosi radiologica con la Risonanza Magnetica Nucleare (ad alto campo magnetico) mette in evidenza:

– lo stato delle cartilagini di rivestimento articolare ed eventuali erosioni e sofferenze con edemi dell’osso sotto le cartilagini (“edema sub-condrale”);

versamenti articolari infiammatori, sia interni che esterni la capsula dell’articolazione;

– lo stato dei tendini, dei legamenti e dei muscoli della “cuffia” dell’anca, anche in fase del tutto precoce ed iniziale.

Pertanto, per la rilevanza diagnostica:

  • la prima valutazione è MANUALE, durante visita;
  • la seconda valutazione avviene con la RMN
  • l’ultima valutazione è condotta con un esame RX, che invece viene sempre prescritto come primo esame: noi non siamo per nulla d’accordo con questo vecchio e superato approccio.

La terapia

I pazienti che presentano alterazioni dell’anca in fase avanzata, con grave usura ed assenza di cartilagini, con deformazione della forma della testa femorale, possono essere curati solamente per contenere l’infiammazione reattiva ed il dolore, ma è inevitabile ed elettiva una chirurgia di protesi con la sostituzione dei capi articolari danneggiati.

Le protesi attuali sono enormemente migliorate per tenuta e modalità tecniche chirurgiche, che sono sempre meno invasive e con recupero funzionale più rapido che nel passato. I materiali migliori, che durano anche fino a 30-40 anni, sono in titanio rivestito con ceramiche speciali. Consentono una vita motoria normale, ma non di effettuare sforzi con sollecitazioni brusche, pena la rottura della protesi.

L’alternativa alle protesi classiche, in caso di non deformazione avanzata femorale e di buona consistenza ossea consiste nell’Hip Resurfacing (HR).

Il “rivestimento articolare dell’anca” (Hip Resurfacing) consiste nella progettazione ULTRAPRECISA e sua applicazione senza necessità di asportare i capi articolari, ma solamente rivestendoli con un sostituto delle cartilagini danneggiate. I materiali sono sia in titanio e ceramica che in sola lega metallica, quest’ultima già collaudata anche sugli atleti da oltre 30 anni. Il tempo di recupero dopo questa chirurgia si misura in giorni e non mesi!

Essendo una metodica di assai difficile progettazione e applicazione sul paziente, è importante che sia effettuata da chirurghi altamente addestrati e con elevato numero di interventi eseguiti con e senza supervisione: una buona progettazione ed installazione può durare sul paziente fino a trenta anni e oltre, così come una cattiva portare ad una rottura dell’anca in poco tempo.

L’intervento di Hip Resurfacing è altamente indicato per soggetti giovani, per atleti e persone che desiderano proseguire una attività motoria anche intensa. Il successo e la durata dipendono dalla scelta dei materiali e da CHI lo esegue.

Data la poca invasività di questa modernissima procedura chirurgica, in caso di fallimento dell’Hip Resurfacing (evento raro), un eventuale intervento successivo sarebbe come effettuare una protesi per la prima volta.

Per chi ha invece alterazioni atrosiche dell’anca in fase iniziale o intermedia, dopo avere ben individuato le cause e caratteristiche individuali della alterazione dell’anca, è possibile impostare una Terapia Ortopedica Rigenerativa (TOR).

I fondamenti di questo approccio curativo consistono nel rimuovere o ridurre in modo consistente le condizioni meccaniche e fisiologiche predisponenti all’artrosi dell’anca, attivando al massimo le capacità rigenerative delle cartilagini, delle ossa, dei tendini e muscoli, riducendo ed eliminando le infiammazioni e le loro cause.

Innanzitutto, vengono effettuate terapie locali dirette con farmaci antinfiammatori specifici, combinati poi con acidi ialuronici ad elevatissima concentrazione e doppi pesi molecolari (basso, “attivante” e medio-basso “rigenerante”): questo perché gli acidi ialuronici sono molto efficaci nello stimolare biologicamente la rigenerazione dei tessuti articolari SE la infiammazione locale è bassa. Altrimenti sono sprecati ed inutili.

Nella Terapia Ortopedica Rigenerativa (TOR) si completa l’opera di Rigenerazione Indotta abbinando ai suddetti una stimolazione con correnti elettriche a Radiofrequenza (1 Megahertz) ed elevata potenza biologica (15-50 Watt): queste in maniera controllata producono delle microlesioni dei tessuti malati, attivandone una rigenerazione sinergica, che potenzia quella già indotta dagli acidi ialuronici.

In ultimo, ad infiammazioni praticamente azzerate, iniziamo a lavorare sui movimenti meccanici per liberare la articolazione ed insegnare al paziente a mantenere le nuove condizioni di benessere e di libertà articolare dell’anca raggiunti.

Soltanto così la artrosi dell’anca viene fermata e fatta regredire, creando le condizioni ottimali per mantenere i risultati nel tempo.

Se soffri di artrosi dell’anca contatta lo Studio Ortopedico Vernetti per sottoporti alla terapia.