La Sindrome del Tunnel Carpale colpisce la mano e si manifesta quando proviamo un’alterazione della sua sensibilità

Oltre all’alterazione della sensibilità, la sindrome del Tunnel Carpale comporta anche una riduzione della capacità d’uso della stessa dal palmo della mano verso una o più delle prime tre dita. Talvolta arriva fino alla punta del quarto dito.

L’inizio può essere graduale e temporaneo, ma può seguire un’estensione delle alterazioni a livello locale ed un ampliamento della durata dei sintomi.  Talvolta, però, può avere un’evoluzione rapida ed invalidante, che arriva a rendere la mano inutilizzabile.

Nell’articolo di oggi, il dottor Mario Vernetti Prot ci parla della sindrome del tunnel carpale, focalizzandosi sulla Terapia chirurgica Mini-invasiva della sindrome del Tunnel Carpale.

Sindrome del Tunnel Carpale: le cause

Una volta si pensava che fossero colpite soprattutto le persone che usassero meccanicamente in modo più intenso le mani. Elettricisti, che maneggiano a lungo cacciaviti; calzolai, che stringono quotidianamente strumenti nel palmo delle mani; chirurghi, che utilizzano bisturi e altri strumenti tenendoli a contatto col palmo della mano ogni giorno. Tutte persone che usano con forza le mani e continuativamente nel tempo.

In realtà, però, spesso vengono colpite da tale patologia anche persone che sollecitano poco le mani e che perciò non comprendono le ragioni dell’insorgenza.  Ecco che tra le cause che portano alla insorgenza della Sindrome del Tunnel Carpale vanno annoverate anche:

– le malattie metaboliche, come il diabete e la gotta, connotata da una eccessiva   presenza di acidi urici nell’organismo.

– le malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide, la psoriasi, le vasculiti;

– i postumi di precedenti traumi che, anche a distanza di anni, possono indurre questa malattia.

Statisticamente risultano comunque nettamente più colpite le donne.

Tipicamente, quando il paziente è in visita presso di noi rileviamo tre situazioni:

  1. Nella prima è presente un’infiammazione al polso ed alla base del palmo della mano. Questo senza una reale alterazione dei gradi di mobilità dell’articolazione e senza ispessimenti palpabili e rilevabili strumentalmente nei tessuti che circondano il nervo mediano (a livello del suo passaggio angusto attraverso il cosiddetto Tunnel Carpale).
  2. Nella seconda è presente un ispessimento palpabile e strumentalmente rilevabile dei tessuti connettivi, immediatamente a ridosso del passaggio del nervo mediano lungo il Tunnel Carpale. Spesso notiamo la presenza contestuale di una sclerosi delle articolazioni del polso, che risulta più rigido. Si nota inoltre una riduzione dell’allungabilità dei tendini delle dita, soprattutto in estensione verso il dorso della mano.
  3. Nella terza rileviamo sia delle alterazioni infiammatorie come nella situazione del punto 1, che una degenerazione fibro-sclerotica con una rigidità meccanica di polso e tendini, come nella situazione del punto 2.

Effettuare la diagnosi

La diagnosi della Sindrome del Tunnel Carpale si effettua clinicamente con la valutazione meccanico-palpatoria del polso. Vengono utilizzati sottili strumenti per esercitare pressioni millimetriche lungo il decorso del tunnel, prima e dopo, sopra e sotto. Tradizionalmente, si richiedono la Elettroneurografia (ENG) e la Elettromiografia (EMG). Si tratta di esami specifici della conduzione degli impulsi elettrici lungo il nervo mediano, sia di carattere sensitivo che motorio. Tali esami rivelano le eventuali alterazioni della sensibilità e della capacità motoria della mano e delle dita.

Nella mia esperienza spesso l’entità delle alterazioni rilevate con le misurazioni ENG e EMG non corrisponde al quadro reale e pratico del paziente. Ci sono infatti casi in cui una lieve alterazione può corrispondere ad una situazione già grave per il paziente. In altre situazioni invece, con una misurazione apparentemente grave, il paziente può presentare solo lievi sintomi iniziali e preservare ancora integralmente le sue funzionalità.

Per questo ritengo le misurazioni ENG e EMG utili più per motivi di dimostrazione medico-legale o come punto di partenza. Non le ritengo però esaustive al fine di effettuare una concreta valutazione clinico-terapeutica.

È assai importante non confondere la Sindrome del Tunnel Carpale con la Rizartrosi, la Sindrome di De Quervain o l’infiammazione profonda della Articolazione Radiocarpica. Infatti, possono assomigliarsi nei sintomi, ma hanno cure specifiche ben diverse. Mi è capitato di curare pazienti che erano già stati operati di Tunnel Carpale senza trarre alcun beneficio dall’intervento. Di questi pazienti, non pochi anzi, si erano aggravati per una chirurgia inappropriata a seguito di una diagnosi sbagliata. Si è quindi verificata un’induzione ed espansione dei processi infiammatori già presenti nella mano.

La Terapia Chirurgica Mini-Invasiva della Sindrome del Tunnel Carpale

Da oltre 35 anni effettuo in anestesia locale un‘incisione sottocutanea, che libera il nervo mediano dalle compressioni dovute all’ispessimento sia del retinacolo che delle guaine dei tendini flessori delle dita, come da altri componenti interstiziali sclerotici adiacenti. Il retinacolo è un legamento trasversale passante sopra al nervo mediano.

A questa incisione sottocutanea, senza tagli e senza punti, con sanguinamento quasi nullo, vengono combinati un medicinale ad azione locale fibrolitica. Così facendo, si induce la riduzione degli spessori anomali di tessuto connettivo interstiziale e di rivestimento. Oltre a questo, anche di alcuni stiramenti meccanici per sfibrarli ed attivare il naturale meccanismo di rimozione da parte dei macrofagi, che sono le nostre “cellule spazzine”.

In oltre il 90% dei casi per i pazienti sono sufficienti due sedute con un intervallo di 15-20 giorni per risolvere la patologia. Ai pazienti con precedente riduzione delle mobilità del polso e della mano vengono insegnati degli esercizi semplici di auto-elasticizzazione sia del polso che dei tendini. Il fine è quello dirimuovere le alterazioni meccaniche di fondo e prevenire la possibilità di recidive nel tempo.

Con la Chirurgia Minimamente Invasiva del Tunnel Carpale è pertanto possibile intervenire efficacemente senza chirurgia classica, senza tagli né punti, ambulatorialmente.  In tal modo possiamo evitare i disagi per il paziente e le complicanze infiammatorie e fibroso-cicatriziali che sono frequenti nel decorso post-operatorio con l’intervento classico. L’intervento classico a “cielo aperto” andrebbe pertanto riservato alle persone con importante compressione del nervo mediano, che nella realtà è poco frequente.

Contatta il Dottor Mario Vernetti Prot presso lo studio Ortopedico Vernetti e prenota una visita.